venerdì 10 gennaio 2020

Epilogo del Poema della regina dal piede d'oca



Contro il morire della luce

C'è stato qualcosa di selvatico in questa mia vita. C'è stato qualcosa di memorabile in queste mie imprese. Ho vagato e narrato. Ho narrato e barato, sempre rischiando in prima persona, sempre rischiando sulla mia pelle. Potevo giocarmi meglio le mie carte, ma potevo anche conservarle. Potevo consegnare i piani di attacco al mio nemico, mi avrebbero pagato profumatamente. Ma non sono quel tipo di uomo che si arrende senza lottare, anzi fondamentalmente non sono quel tipo di uomo. Non so bene che tipo di persona io sia. Sono uno a cui piace camminare e pensare. Sono uno a cui piace il naturale movimento e lo svolgersi degli eventi, per ciò che devono essere. Un semplice scherzo del destino? E sia, ma ricordate che io sempre: “Ho narrato e vagato, errando, raccontando. Ho narrato e barato, perché ritenevo che ci fosse qualcosa, nella morte, di così perfetto e somigliante con la vita. Sto camminando lungo le strade della morte, sto percorrendo lo Stige. Cammino con te in mente, i miei piedi sono così stanchi, la mia mente ha fuso. Vedo nuvole piangere in lontananza, ma non posso farci niente. Ho parlato come un bambino; mi hai distrutto con un sorriso mentre dormivo. Vedo, vedo degli amanti nei prati, che mi lasciano aggrappato ad un’ombra. E a volte il silenzio può essere come un tuono. A volte vorrei prendere la strada del saccheggio; potresti essere mai sincera? Combattiamo all'infinito. Combattiamo senza curarci di quanto ci costa, delle sconfitte che incassiamo, dell'improbabilità del successo. Combattiamo fino all'ultimo respiro. E non è solo per una questione di coraggio! Questo per me non va bene. Io dico no! Sarà che mi sono rifugiato nelle retroguardie della nostalgia. La vita è qualcosa di più di un semplice scherzo del destino? Un indecente incidente vetusto che si perpetua, giorno dopo giorno, notte dopo notte. Attraverso una luce fioca, mi osservo e mi specchio, nei tuoi occhi nocciola, nei tuoi grandi, troppo grandi occhi color nocciola! La gente mi dice che è un peccato, un sapere ed un sentire esagerato. Io ancora credo che lei fosse la mia gemella, ma ho perduto l'anello. La luce apparve improvvisamente attraverso un'ombra, e in quel momento capii che tutto, il mio tutto, stava per finire, questa volta per sempre. Eh, lo so, lo so bene, che è troppo presto per andare, ma troppo tardi per restare, ma cerco solo espiazione, cerco comprensione, perdono. So già che non sarò perdonato, lo so bene, ora. Tutto mi è chiaro, ma tutto ciò che dico e penso, ha valore unicamente per me, forse solo per te. Non certo per altri. Perché ti perdoneranno tutto, ma non ti perdoneranno mai di avere sconvolto l’ordine del mondo, questo è chiaro. Anche se per un attimo, non lo si può permettere e nessuno se lo può permettere, perché dovrebbe giocarsi tutta la vita contro quell'attimo, capisci? Non è possibile. Forse è una sorta di condanna, ma è tanto più affascinante quanto più è una condanna. Penso che bisogna tentare. Bisogna farcela, capisci? Per un momento solo, così, andrai incontro, andrai incontro, lo sai a cosa andrai incontro, lo sappiamo tutti a cosa andiamo incontro. O forse no? I pericoli si sa bene quali sono. Abbiamo più paura di vincere che di perdere, questo è vero. Bisogna voler vincere una volta. Ma bisogna sconvolgere il mondo per vincere, non sconvolgere il mondo per perdere, capisci? Sconvolgere il mondo da potenti, da posizione di potere. E lasciarlo così sconvolto. Per sempre, o per un attimo, ma lasciarlo sconvolto. Senza che nessuno possa dire che sia stato sconvolto. Sì, l'egoismo va bene, e l'altruismo va bene, e la fedeltà alla natura sarebbe meglio. Se solo potessimo sbarazzarci della coscienza. A rendere tragica la razza umana, non è il suo essere vittima della natura, ma l'esserne conscia. Far parte del regno animale alle condizioni poste da questa Terra va benissimo, ma appena scopri la tua schiavitù, il dolore, la rabbia, la fatica comincia la tragedia. Non possiamo tornare alla natura, perché non possiamo cambiare il nostro posto in essa. Il nostro rifugio è nella stupidità. Non c'è moralità, né sapere, né speranza; c'è soltanto la coscienza di noi stessi a mandarci avanti in un mondo che è sempre e soltanto apparenza, vana e fluttuante. Se pensandoci bene, ho provato talvolta un certo compiacimento nel distruggere, ciò è avvenuto, contrariamente a quel che pensate, sempre a mio danno. Non si distrugge, ci si distrugge. Mi sono odiato in tutti gli oggetti dei miei odi, ho immaginato miracoli d’annientamento, polverizzato le mie ore, sperimentato le cancrene dell’intelletto. (E infine giunse il momento della resa.) Di notte ci si sente liberi e prigionieri, complici di tutto e inghiottiti da un'onda di ineluttabile fatalità. Quando la notte ti acchiappa venirne fuori è come lottare coi leoni dentro un circo di ombre, bottiglie vuote e mozziconi di sigaretta. La notte è per gli amanti e per i disperati solitari. La notte è per chi vuole urlare la propria disperazione: la notte è inaffondabile. La notte è dei coraggiosi, la notte è per chi, durante il giorno non trova pace, non trova posto, non trova ristoro. La notte è per chi non ha voce, per chi viene intimidito dai raggi malevoli di un sole, che non bagna più i visi corrotti dall'accidia, o più semplicemente, dalla fatica di vivere. La notte è dei sinceri, dei visionari e degli stolti. La notte è dei capitani coraggiosi che hanno perduto per sempre la loro nave e l'equipaggio. I frigoriferi di notte parlano. I gatti cantano e diventano amichevoli e amabili. Il vino diviene un compagno inseparabile e così la musica, che solo di notte può essere compresa fino in fondo. La notte è dei poeti che diventano utili e giustificati. La notte è dei vigliacchi, che affogano dentro un bicchiere, le piccole sconfitte. Quelle piccole cicatrici, che il sole non ha il coraggio di coprire, con il suo vello di nobiltà. C'è un tacito accordo nel cuore della notte, c'è un tacito consenso nelle persone che incontri per strada. Di notte siamo tutti un po' complici e un po' fratelli. C'è qualcosa che ci lega e ci sospinge, laddove il giorno cede il passo alla malinconia e alla rassegnazione. Nella notte anche un amore rubato o perduto sa mostrarsi clemente, e se ci fai caso, anche il passato appare meno lontano, non più sepolto, solo un po' più scuro. Di notte le distanze mutano, sia quelle reali che quelli ideali. Di notte ogni battaglia potrebbe essere l'ultima, ogni corsa in taxi decisiva, ogni mozzicone di sigaretta è definitivo, distinto. Di notte c'è un'onda che investe e abbraccia tutti i cuori delusi e spezzati. Di notte, c'è l'amore anche se la notte appartiene agli emarginati, agli esclusi e ai vinti. C'è una rassegnata malinconia che il mio cuore non può non amare. Di notte c'è la vera libertà, di notte c' è il vero Io che danza in un tango infinito di rabbia, speme e illusione. Di notte anche la sconfitta appare più dolce e accettabile, così come di giorno ogni cosa è più amara e faticosa. La notte se non è gratis è sicuramente a metà prezzo, di notte ogni bugia ha un fondo di verità.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi, benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego. Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce.

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