mercoledì 9 maggio 2012

Memoria Liquida #79

Si, lo ammetto sto scrivendo qui solo per sfogarmi, perchè la carta non mi va, perchè Microsoft Word ormai non mi emoziona più. Scrivo qui perchè h (o) voglia di qualcosa di diverso, ma non sono sicuro di volerlo sul serio, né tanto meno di volermi far sentire dagli altri. Perchè (poi) ci sono sempre "degli altri" nella nostra vita. I miei altri (ad esempio) sono persone (a me) molto vicine, non i famosi sei gradi di separazione, e nemmeno due...  eh già...
Voi riuscite ad immaginare una vista senza "gli altri" e magari senza il bisogno di accedere ad un Social Network, di loggarvi sul vostro blog, di accendere il telefonino, di ricaricarlo. Una vita dove, forse, torna utile servirsi di un rastrello, di una zappa, spostare "realmente" un tavolo per veder crescere un pensiero, un'idea. Ve le ricordate, voialtri, "quelle idee" si, si proprio quelle, quelle lì che tanto piacevano ai NOstri insegnanti stanchi e svogliati. Noi invece, furbi, o forse solo attuali, vedevamo il mondo cadere e trasformarsi attraverso i pollici delle nostre tv a colori, desiderando televideo e teletext.

(Chi siamo? Da dove veniamo?)

Noi (non) siamo alieni di un mondo che non ci appartiene, non ci considera. Ci siamo rifugiati tra un account e una username e la password la facciamo vedere come prova di fedeltà ai nostri partner. Non sempre, non sta bene, ecco si, perfetto! Di notte riusciamo a vivere e a comprendere le cose che non succedono, che non capiamo di giorno e che vediamo avverarsi per pochi attimi in queste false speranze che troppo presto vogliono cedere il passo all'alba. Io poi, ultimamente, detesto la luce, così come rifiuto la normalità, il viver sani, credo non mi appartenga. Credo anche che dovremmo cercare di capire che cosa "realmente" ci appartiene, però. Sono poche opportunità da sfruttare in un emisfero di noia e di crisi perpetua. Come uscirne? e poi come uscire?

( Fattore economico. )

Quello che preoccupa la maggior parte delle persone è come vivranno il domani, ma intanto il presente, la quotidianità è non pervenuta, non realizzata, oltre che non prevenuta.

Abbiamo vagato come lupi mannari con una promessa di uccidere, ci siamo tatuati sul petto il nostro credo, codice genetico post-autentico con resa incondizionata annessa. Ci siamo persi, o no. Ci stiamo ritrovando su Twitter. Torneremo a vivere, un giorno dentro un micro-chip. (Io intanto mi porto avanti col lavoro e scatto un'istantanea di ciò che ho pensato e desiderato.) Tornerà utile alle prossime generazioni di sconfitti senza causa, senza alte probabilità di redenzione. Un giorno vi parlerò davvero di ciò che desideravo, ma adesso è tardi, troppo tardi per dormire, troppo presto per tentare un colpo nel mondo "reale".

  Dario Greco

3 commenti:

  1. Paradossalmente l'incipit di questo post è quello che mi muove oggi: ho messo un lucchetto al mio account du FB e ......e sono capitata qui. Mi piace l'idea di <> magari ci provo davvero. Emanciparsi da quest'ipnotico schermo. Tenterei un colpo nel mondo reale ma è troppo presto anche per me. In bocca al lupo a entrambi :-)

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  2. grazie per il commento.
    sullo stesso "tema" c'è anche questo post:

    http://www.peprovoca.it/2012/03/ecco-perche-stiamo-morendo/

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  3. Letto. Ci serebbe di che farlo girare a ciclostile (per mantenere la piacevole immagine del non-cibernetico)su tutti i portali dle mondo. Dove ogni giorno sistemiamo pezzi delle nostre facce, mercifichiamo pezzi del nostro cuore allo sbando, trasudiamo brandelli di pensieri linkati e disimpariamo la lingua, la sintassi, l'ortografia, il nesso logico ingoiando aforismi predigeriti. ben pensato ben detto...complimenti Dario per la lucida connessione mente-cuore manodigitante. Ale

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