“Lascia che il sogno ti divori la vita, ma non permettere alla vita di
divorare il sogno.”
C’è un mondo dentro questo mondo che
non riesco a svelare; è fatto di pezzi di carne e nervi, di camicie
sbrindellate e di canzoni del ’78, è sangue sul parabrezza, è canto lirico,
stupore, un ancestrale e recondito orrore. C’è un sogno dentro il mio mondo,
fatto di cosce, lingue, sudore, acqua frizzante e morfina per non sentire il
peso della vita, del sogno, del mio mondo, dentro le fauci della pazzia di un
ideale che non può essere, perché nessuno è pronto, nessuno risponde allo
squillo di tromba della battaglia. Ogni spasmo, ogni attimo di gloria andrà
perduto o dimenticato, ogni parola risuonerà vuota, in una notte di bivacco, in
una solitaria e quieta disperazione. Come dentro una cantina infestata dalla
muffa, egli giaceva in preda a un cantico di disperazione, un antico codice che
quasi nessuno saprà decifrare adesso. Il tempo della battaglia è svanito, o
semplicemente non è mai giunto per noi: abbiamo perso senza batterci, forse?
Ogni cosa resta in superficie qui, ora, pallottole argentate sono questi
ricordi, come un passato ingombrante che non puoi celare, non più. Eppure la
memoria è svanita, scomparsa, ora. Non c’è più tempo per la magia, né tanto meno
per l’innocenza, ma solo per queste due fessure che un tempo gli altri
chiamavano occhi. Grandi occhi nocciola, sì, è così. Ora
c’è un silenzio irreale che cala su questa stanca città. Sto navigando
indietro, a prima che io avessi coscienza, a prima che io fossi anche soltanto
un pensiero. Dormirò per tutto il resto della mia vita, ammesso che questa
possa essere definita vita. Le mie armi consunte sono fuori dalla mia portata,
ma questo è solo un bene: saprei forse usarle contro il mio nemico inesistente,
meglio di come le userei su me stesso, per scopi militari, medici o presunti
tali? Attendo il referto, ma so già che sei spacciato, se mi stai leggendo,
ora, vuol dire che qualcuno tra me e te non ce l’ha fatta, che l’ultimo assalto
non ha avuto un esito positivo, che siamo stati tagliati fuori, definitivamente,
dal campo di battaglia. Sento ancora le rotaie d’acciaio vibrare sopra la
nostra testa. Abbiamo dato inizio alla battaglia, ma non resisteremo per
vederne la sua fine, si vinca o si perda, non dipende più dal nostro destino.
C’è un mondo dentro questo mondo che non riesco a svelare. C’è
un vento idiota che spira. La sentinella avanza nella sempiterna notte. Sentinella,
quanto resta della notte? Qui ho vissuto e qui ho cantato il Poema
della Regina dal piede d’oca. Qui ho vissuto e ho piantato i semi del mio
destino. Saranno cresciuti oppure sono andati perduti nel diluvio? Mentre la
Bambina dagli occhi pistacchio mi osserva perplessa, senza capire. Sballottato
dai venti e dai mari, nutro ora la mia anima col pensiero, con la speranza, che
non siamo morti invano, ostaggi della malinconia e di un destino a noi avverso.
Ora questo luogo è infestato, siamo accerchiati, i nemici ci sovrastano in
numero, Chiudo gli occhi del nostro capitano, possa riposare in pace. La sua
lunga notte è finita, il grande capo è stato abbattuto, era pronto a cadere,
era pronto a difendere. Ucciso al primo colpo dai suoi stessi uomini e dalla
speranza di vivere in un mondo migliore. Nell’oscurità sento il richiamo della
vita, vedo i miei compagni, dal primo all’ultimo, inclusi quelli che ormai da
tempo ci hanno abbandonato al loro destino, al nostro futuro che non si
compirà. Le ferite che non si rimarginano sono le parole che non ho avuto il
cuore di dirti, ma nessun addio è facile, pensa il nostro, pensa il tuo. Grandi
occhi nocciola, sì, è così. E’ più facile pensare che ci sarà ancora un
domani, un giorno di sole rigoglioso, con tutti i miei compagni, a bere e
scherzare e a ricordare, le parole che non ci siamo mai detti, la fratellanza
che si reggeva dentro l’intesa di uno sguardo. E’ difficile essere uomini, ma è
difficile essere ogni forma vivente, oggi. Amico mio, guardami adesso, dimmi
che sbagliavo, che Leonida era folle, che nessuno potrà mai reclamare che ho
iniziato io le ostilità contro di te, il mio stesso sangue, giù fino ai sacri
pacifici campi. Risuona lo squillo della battaglia, ma io non ci sarò, Sarò
andato già via, alle prime luci dell’alba. Di nuovo in viaggio, di nuovo vivo.
Forse.
E' l'ultima ora dell'ultimo giorno dell'ultimo anno felice. Sento che il mondo sconosciuto è vicino. L'orgoglio svanirà e la gloria marcirà, ma la virtù sopravvive e non può essere dimenticata.
E' l'ultima ora dell'ultimo giorno dell'ultimo anno felice. Sento che il mondo sconosciuto è vicino. L'orgoglio svanirà e la gloria marcirà, ma la virtù sopravvive e non può essere dimenticata.
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