Vi parlo di un glorioso
e magnificente impero
Vi parlo di un'epoca d'oro
Io ero solo un servo di scena
ma ebbi la fortuna di assistere la mia Signora
la chiamavano tutti la Regina dal piede d'oca
Prima che la
Storia divenne mito e il mito successivamente leggenda, vi parlo di un tempo
che è stato e non è più. Molto di ciò che era si è perduto perché ora non vive
nessuno con la volontà di ricordare di narrare, di rivivere, ciò che di buono è
passato, dalle rive di un mondo lontano. Un'epoca in cui il giusto veniva
chiamato col suo nome, un tempo in cui chi amministrava giustizia non aveva
paura di affrontare i propri nemici, a viso aperto.
Prima della battaglia
Tutto ebbe
inizio su di un gran campo di battaglia. Noi siamo venuti a destinare una parte
di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui dettero la loro vita,
perché quella Nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato che noi
compiamo quest’atto. Ma, in un senso più ampio, noi non possiamo inaugurare,
non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo. I coraggiosi
uomini, vivi e morti, che qui combatterono, lo hanno consacrato, ben al di là
del nostro piccolo potere di aggiungere o portar via alcunché. Il mondo noterà
appena, né a lungo ricorderà ciò che qui diciamo, ma mai potrà dimenticare ciò
che essi qui fecero.
Da qui vedo: Squadroni della Morte e Caos. Vedo i miei fratelli uccidersi tra loro per
sovvertire leggi inique. Vedo un chierico esiliato, quando
l'ultimo Scià fece scendere in strada un popolo intero per muover battaglia
contro la mia Signora. Era mosso da invidia, era mosso da rancore, o forse non
aveva mai vissuto un solo istante di beatitudine e di leggerezza. Questo io non
lo so, non lo ricordo, oppure ho semplicemente lasciato che la memoria fluisse,
come il fiume rosso macchiato del sangue dei miei fratelli, dei miei molti
compagni d’arme, che come me persero qualcosa, ma non la dignità! Durante la
battaglia mi sono imbattuto nella cartomante che ha detto "Attento ai
fulmini che possono colpirti". Non ho conosciuto pace e quiete per così
tanto tempo che non riesco nemmeno a ricordare come sia. C'è un soldato
solitario sulla croce, fumo si riversa fuori dalla porta di un vagone. Non lo sapevi,
non credevi che sarebbe potuto accadere, alla fine ha vinto la guerra dopo aver
perso tutte le battaglie. Il vento forte e selvaggio soffiava da Est mentre io
mi destai tra le sue braccia fraterne. Ero stordito, confuso. Il solo suono che
riuscivo a sentire era una linea di basso precisa, rapida, capace di insinuarsi
tra le mie colpe e la voglia di aver ragione, quando tutte le speranze erano
svanite. Nessuno può dire cosa sono né come chi o perché. Quando ho sbagliato
l’ho fatto da solo. Quando ho avuto ragione però ero quasi sempre in compagnia,
e allora sotto a chi tocca, tutti nella tana a dividere il bottino! Il paradiso
arde nella mia testa, ho fatto un sogno mostruoso dove veniva su qualcosa dal
mare. Si è mosso velocemente attraverso la terra dei ricchi e dei liberi. Ricordi
indugiano, tristi eppure dolci e penso alle anime che presto incontreremo. Gli
altari stanno bruciando con alte fiamme lontane, i nemici sono passati
dall'altro lato dell'altare per noi sembra finita: il mondo è vecchio, chiudo
gli occhi del nostro capitano, possa riposare in pace, la sua lunga notte è
finita, il grande capo è stato abbattuto, era pronto a cadere, era pronto a
difendere, ucciso al primo colpo dai suoi stessi uomini. Sento che c'è
blasfemia su questo campo di battaglia, ma solo un illuso come me potrebbe
pensare il contrario. Ti chiedo solo che i nostri sappiano che fino alla fine
ho cercato di camminare nella bella luce della natura e che fui leale alla
verità ed al bene. Servo la mia Signore e ne sono lieto, per sempre! Ferito
gravemente in battaglia, rimango al mio posto come un soldato senza paura di
fronte al suo sorriso sornione. C'è
foschia ma forse questa è solamente un'astuta malattia. Che come diceva
Kierkegaard è una spoglia mortale, ma non mi investirà, non stanotte. Questa
notte è una barca che non può affondare, questa notte è un mistero che non
vuole ancora svelarsi, né cedere il passo alla luce. Fa caldo e ci si sbatte,
fa caldo e si balla. Io non danzo, io rifletto, sopra i passi che ho già
esecrato, e ogni movimento è solo una bugia, perché tu adesso non sei più mia.
Ho visto sogni, ho attraversato città come se fossero cataclismi, ho sfiorato
il sogno finché non l'ho lasciato svanire, ho lasciato il segno come se fossi
un cane piscione. Sto cercando un posto, sto cercando spazio, per me e i miei
fratelli come se fossimo lupi, giovani canidi che vogliono seguire il branco.
Tiriamo una carretta manco fossimo husky, tiriamo una morbida linea, fatta di bianco e di candor. Ho mal di
gola quindi sputo sangue, e se sono stato adesso ancora sarò. Osservo il cielo
e lo vedo brillare, sopra il mio cuore stanco, affaticato ma pulsante, come
questo momento, nostro, mio e del mio branco, ritrovato. Non c'è gioia più
grande che ritrovare il proprio gruppo, non c'è cosa più grande che ritrovarsi
il proprio sorriso, stampata su una faccia cambiata, invecchiata, grigia, sì,
una faccia di cazzo, che però esprime davvero quello che senti, e quello che
sei. Una ragazza vestita di pelle, di rabbia e di sentimenti, legati stretti
come piccoli guerrieri, come dispacci urgenti da consegnare al capitano della
notte, e il capitano è ubriaco, e il capitano sta danzando adesso, con la
brezza del nord, e i cieli lassù sono freddi e solitari e viene quasi da
bagnarsi le guance per rendere più leggero il momento. Sì, un piccolo momento
in cui ci sentiamo vivi, piccoli, racchiusi nel nostro calore, nel nostro
dolore, ma pur sempre uniti, vicini, solidali. Che cosa siamo davvero, soldati
sperduti in un qualcosa nella notte, o guerrieri invincibili di un esercito e
di una tribù dimenticata. Capitano, conducimi fino alla fine della coscienza,
fino alla fine della bottiglia. Un po' di calore anche per te. Rammentate ora:
che c’è stato un tempo in cui anch’io sono stato felice. Chi vi scrive ha
vissuto intensamente il miglior lustro che la Storia degli uomini possa
ricordare: e io ero un semplice servo di scena, non un protagonista, né re né
condottiero, un umile servitore che ebbe il privilegio di incontrare una Dea,
che tutti chiamavano La Regina dal Piede
d'oca.
"Non è necessario credere in una fonte soprannaturale
del male; gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.” (Joseph Conrad)
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